Introduzione a cura di Tiziano Rea
Come, credo, tanti altri ragazzi prima di me, anche io ho conosciuto i Goblin grazie alla celeberrima colonna sonora del film Profondo Rosso del grande Dario Argento.
Basterebbero i brani contenuti in quel disco per giustificare l’importanza dei Goblin nell’ambiente musicale italiano, ma in realtà Claudio Simonetti ha saputo andare oltre mettendosi anche in discussione affrontando, nel corso degli anni, proggetti oltretutto molto differenti tra loro.
Avere la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con lui è per me motivo d’immenso orgoglio ed onore e quindi non mi sono certo lasciato scappare questa grand’occasione.
Ci siamo incontrati a Roma, tanto per restare in tema, da Profondo Rosso, il negozio di Luigi Cozzi, vecchio amico e collaboratore di Dario Argento, il quale ci ha anche rivelato qualche curioso retroscena riguardante, addirittura, i Deep Purple.
La conversazione si è svolta in maniera piuttosto cordiale e distesa, tanto che più che un’intervista sembrava una chiacchierata tra amici.
Con me c’era anche il mio fidato collaboratore Cristiano Iarusci, perciò evito di dilungarmi oltre visto che nell’intervista in pratica c’è tutto ciò che il fan più esigente desidererebbe sapere.
Intervista raccolta da Tiziano Rea e Cristiano Iarusci
TR: allora Claudio, prima di tutto parlaci un po’ di questi Daemonia? Com’è nato il proggetto?
CS: dopo lo scioglimento dei Goblin per molti anni avevo un po’ tralasciato questo genere musicale che ho poi ripreso nell’89/90 con il CD Simonetti Horror Project che ha rappresentato quindi il mio rientro nella musica Rock, Horror Rock.
In questa occasione ho riproposto quasi tutti i brani classici che avevamo fatto con i Goblin e quindi già qui avevo formato una mia band che poi ho modificato nel corso degli anni fino ad arrivare a questa che ho ora, che sono appunto i Daemonia che ho pensato essere la formazione giusta e gli arrangiamenti che avevamo fatto erano diversi dalle precedenti versioni e talmente convincenti che, dapprima pensavamo di fare subito una specie di live ma poi siamo entrati in studio abbiamo cominciato a registrare, in seguito ho pensato di inserire l’orchestra e così è nato il Tribute To Dario Argento.
TR: quando ho ascoltato il primo CD dei Daemonia “Tribute To Dario Argento” pensavo si trattasse di una sorta di side project che non avesse un seguito, invece ora è uscito questo “Live…or Dead” questo dovrebbe voler dire che avete intenzione di continuare a suonare insieme.
CS: si, infatti, vedi, a differenza degli altri miei dischi, che erano un po’ tutti dei casi isolati, questa volta invece il gruppo c’è.
Eppoi mi è sempre rimasta una gran voglia di andare a suonare dal vivo perché il contatto con il pubblico dà sempre delle grosse emozioni soprattutto poi suonando brani come Profondo Rosso o Suspiria che sono pezzi sempre attuali ed hanno un grandissimo riscontro anche fra i giovanissimi.
CI: cambiando argomento, come hai scelto i musicisti che compongono i Daemonia? Li hai scelti pensando a dei sessions men o ad artisti che contribuiscano attivamente al fattore creativo del gruppo?
CS: guarda, a parte Nicola Di Staso (che compare nel primo CD dei Daemonia e che ora è stato rimpiazzato da Bruno Previtali ndtr) che è un chitarrista di grandissimo livello, ed è un vero e proprio session man, che ha suonato con tanti grandi artisti ed è capace di suonare di tutto da Jimi Hendrix ad Eric Clapton, gli altri invece sono musicisti che ho trovato con il passare del tempo.
Ad esempio Federico Amorosi che è il bassista, giovanissimo, quando ha cominciato a suonare con me, in occasione dell’album Classics In Rock aveva 21 anni.
All’epoca di Classics In Rock avevo anche un altro chitarrista molto bravo che si chiama Diego Reali, che suona con la prog metal band dei DGM il cui ultimo lavoro è stato missato proprio da me e le parti cantate sono state eseguite dal mio batterista Titta Tani che comunque ha suonato anche con altri due gruppi gli YTSE JAMMERS e gli Abstracta.
CI: ma con la recente reunion dei Goblin i Daemonia non rischiano di restare solo una sorta di tuo gruppo di supporto?
Ma no guarda, per quanto riguarda i Goblin, la reunion resta un evento isolato, fatto solo in occasione della realizzazione della colonna sonora di NONHOSONNO e niente di più.
Diciamo che le vie del Signore sono infinite però nel caso dei Goblin, per quanto mi riguarda, sono finite, visti i nostri ben noti disaccordi artistici e caratteriali. Penso che il mio futuro come produttore e “keyboard player” con una band sarà sicuramente con i DAEMONIA.
Anche perché devo dire una cosa, non c’è una gran voglia, da parte degli altri ex Goblin, di ricostituire questo gruppo per andare in giro a suonare.
TR: dei brani presenti nel nuovo CD “Live…or Dead” mi ha colpito particolarmente Gamma, che penso sia un brano notevole, scritto da tuo padre Enrico, che mi ha incuriosito anche perché non ho capito se è presente in quanto brano eseguito a suo tempo dai Goblin o come doveroso omaggio a tuo padre.
CS: l’ho fatto per due ragioni. Prima di tutto perché come hai detto anche tu si tratta di un doveroso omaggio a mio padre e poi perché comunque si tratta di un bellissimo thriller, come saprai infatti è uno sceneggiato in 4 puntate andato in onda negli anni settanta che tra l’altro proprio recentemente sono riuscito a rivedere in tivvù anche se mandato in onda di notte.
Conservo perciò un bel ricordo di questo brano di mio padre di cui a suo tempo suonammo la base, con i Goblin, anche se non fummo accreditati.
Tra l’altro il fatto curioso è che Gamma è uscito nello stesso periodo di Profondo Rosso, il quale detiene il record di permanenza al primo posto della classifica italiana, essendo restato in vetta per ben 15 settimane.
Tuttavia gli episodi di Gamma ebbero un così enorme successo di pubblico che il disco con la colonna sonora spodestò proprio Profondo Rosso ai vertici della classifica.
CI: hai spesso ripresentato in varie vesti brani come Profondo Rosso e questo potrebbe far pensare ad un modo di speculare sul passato, cosa puoi dirmi in proposito?
CS: guarda, quando ho fatto, ad esempio, il disco Simonetti Horror Project fù semplicemente una mia voglia di ripresentare questi brani in versioni piuttosto particolari.
Proprio a volerla chiamare speculazione diciamo che in parte è stata fatta quando mi proposero di fare il cd X-Terror-Files che in ogni caso comprendeva brani tratti da tanti altri film e non solo da Profondo Rosso.
In ogni caso X-Terror-Files è l’unico album dove abbiamo effettivamente fatto un’operazione commerciale tanto è vero che ha venduto 120 mila copie.
Però devo dire una cosa a difesa di questo, grazie anche a queste riproposte, al di là che possano apparire come speculazioni, sono riuscito a tenere molto vivo l’interesse tra la gente verso i Goblin. Perché io non credo che una cosa debba essere dimenticata e finita lì, probabilmente se non le avessi mai riproposte sarebbero morte come del resto è accaduto a tantissime altre canzoni.
C’è da dire inoltre che è anche vero che comunque una compilation, commerciale o non commerciale, può vendere come pure non vendere ma se ci fai caso guarda proprio in questo periodo è uscita la raccolta dei Pink Floyd che stà al primo posto in classifica nonostante che siano sempre i loro storici brani riproposti.
Comunque, lo dico pubblicamente, ho giurato, basta non farò più riproposizioni di miei brani in nessun modo, altrimenti davvero mi danno la “scimmietta” come al Luna Park.
TR: nel corso degli anni hai affrontato tanti generi anche differenti passando dal Rock al Prog alla Dance sfiorando ora il Metal. Cosa ti proponi di fare per il futuro?
CS: un genere preciso no, però è anche vero che non mi piace fossilizzarmi in un unico ambiente, che sia Rock o Metal.
Quando ad esempio ho affrontato la Dance è stato un periodo molto bello in cui mi sono divertito tantissimo e comunque c’era da lavorare, ma oggi non la rifarei perché quel tipo di Dance è finita, ormai è divenuta solo un ibrido, una sorta di macchinetta che suona e basta.
Quando in Italia cominciammo a fare la Dance non c’era nessuno, eravamo solo io e pochi altri musicisti che però venivamo tutti da esperienze musicali importanti e quindi scrivevamo dei veri e propri brani usando soprattutto la grande orchestra negli arrangiamenti.
Oggi invece la Dance la fanno i DJ che non sono musicisti ed hanno portato la musica a renderla povera e molto facile all’ascolto e nel realizzarla.
Per quanto riguarda il futuro invece adesso farò il Simonetti Horror Project 3 ma giuro che non saranno vecchie riproposte, sarà una cosa totalmente nuova e poi subito dopo prepareremo il nuovo album dei Daemonia che presenterà anch’esso nuovi brani con forse solo uno o due remake di qualche brano che comunque ci divertiamo a riarrangiare a modo nostro.
Ma per entrambi non se ne parlerà prima del prossimo autunno, quindi ci vorrà almeno un anno.
TR: quali erano i punti di riferimento che avevano i Goblin e che hanno oggi i Daemonia?
CS: ma vedi, la cosa bella è che anche gli attuali musicisti dei Daemonia si sono ispirati più o meno alle stesse matrici da cui ci siamo ispirati noi all’epoca dei Goblin.
Ad esempio quando io ho cominciato a suonare c’erano i Genesis i King Crimson i Deep Purple che sono gruppi che comunque non tutti oggi conoscono bene, però già se prendi un gruppo come i Deep Purple, se tu chiami un qualsiasi metallaro almeno il riff di Smoke On The Water lo conosce.
Magari con il passare del tempo essendo usciti tanti nuovi gruppi quelli vecchi possono anche essere stati un po’ accantonati però se ci fai caso comunque la matrice è sempre quella, cambiano le tecniche, cambiano i suoni però alla fine l’heavy metal nasce dai Deep Purple, i primi veri metallari sono stati loro e gli Uriah Heep anche se forse questi ultimi erano un po’ più sofisticati.
Forse ancora prima dei Deep Purple, tra i gruppi che davvero hanno fatto scuola a tutti, c’erano i Vanilla Fudge e i Procol Harum.
Mentre per i chitarristi, sempre a parte i Deep Purple, sicuramente Jimi Hendrix che ha creato quel sound che ha influenzato praticamente tutti a partire dallo stesso Ritchie Blackmore fino ai più recenti Van Halen e Ynwgie Malmsteen.
Magari i ragazzi di oggi sentono i gruppi più recenti pensando che quelle cose che ascoltano siano state inventate da essi e invece non è così, ad esempio io ho fatto sentire ai miei compagni di gruppo delle cose molto vecchie e loro sono rimasti impressionati e dicevano “ma accidenti allora queste cose le facevano già prima!”.
Ma la stessa cosa capitava anche a me, quando per esempio suonavo con i Goblin e facevamo quelle cose dal sapore molto classico mio padre mi faceva sentire dei vecchi brani e mi diceva “guarda che queste cose le hanno scritte cento anni fa!”
TR: con i Daemonia sei tornato in piena attività musicale, che ne pensi invece di ciò che fanno oggi altri musicisti a te contemporanei?
CS: guarda, penso che l’unico vero grande tastierista rimasto ancora in grande forma sia Gianni Leone (del Balletto Di Bronzo ndtr) che oltre ad essere un eccezionale pianista è anche un bravissimo cantante.
Anzi per dirla tutta lui canta da Dio, poche persone cantano come lui, che ha la voce quella proprio tipica prog italiana degli anni settanta.
Gianni Leone è l’unico vero tastierista “superstite” di quell’epoca lì perché a differenza di altri è rimasto ancora pop nell’anima e nel modo di proporsi (ricordiamo che negli anni ‘70 non si usava ancora etichettare con “progressive” il genere proposto da molti gruppi italiani che era piuttosto definito “pop italiano” ndtr) e questo ovviamente è un grosso complimento che gli faccio.
Che continuano a suonare questa musica chi è rimasto? A parte io, Gianni Leone, quelli del Banco, insomma, purtroppo siamo ben pochi escludendo naturalmente tutti i musicisti della nuova generazione del nuovo prog italiano.
CI: quali sono le differenze che ci sono tra il modo di lavorare all’epoca con i Goblin ed ora?
CS: all’epoca dei Goblin era tutta un'altra cosa, era tutto molto più divertente, ad esempio quando abbiamo fatto Suspiria c’è stata tutta una ricerca di suoni fatta da noi, per esempio, mentre eravamo in studio c’era la Celesta e allora mi è venuto in mente di usarla, Pignatelli s’era portato il Tabla indiano da casa, come pure ci siamo avvalsi ad esempio del moog gigantesco il system 100 usato anche da Keith Emerson e che noi abbiamo utilizzato dietro comunque la guida di un esperto (il maestro Felice Fugazza, grande esperto di musica elettronica che ha scritto anche alcuni libri sull’argomento) perché era davvero difficile da utilizzare.
TR: tra l’altro quel modello di moog è stato costruito proprio per venire in contro alle esigenze di Keith Emerson se non sbaglio.
CS: ma guarda, ricordo che quando facevamo le prove con i Goblin siamo stati un anno a Londra, nel 74, e suonavamo nel “MANTICORE THEATER” di Keith Emerson perché il fratello del nostro cantante americano Clive Haynes era il direttore del teatro e ci faceva provare lì e ricordo che c’erano i pezzi del moog di Emerson buttati per terra a reggere le porte, tenuti quindi senza nessun ritegno, poi ogni tanto arrivava Emerson che girava in motocicletta dentro al teatro perché non c’erano le sedie ed era un posto immenso.
Tra l’altro Emerson era e resta il mio idolo, e proprio in occasione del primo CD dei Daemonia ho riavuto un contatto con lui perché per fare il remake dei brani Inferno e Mater Tenebrarum ho usato i cori originali suoi che tra l’altro ho dovuto restaurare perché non ti dico in che condizioni si trovava il 24 piste, era un disastro, tenuto in cantina per tanto tempo (dal 1979).
Per restaurare quei cori ho dovuto fare un lavoro incredibile, ci ho perso quasi un mese per disincrostarlo dalla muffa e ricampionarlo e ricostriuirlo digitalmente con il PROTOOLS.
TR: Prima hai citato Suspiria, e io ricordo che Dario Argento disse che durante la lavorazione del film spesso capitavano cose strane (Suspiria aveva come tema la stregoneria). Ci sono fatti strani o particolari avvenuti (anche al di fuori di Suspiria) ai tempi dei Goblin?
CS: Durante Suspiria no, anche perché quando lavoravamo noi il film era già finito, e quindi noi realizzavamo le musiche successivamente alle riprese.
Il film più sfigato in assoluto invece è stato Zombi di Romero perché appena finito sono morti mio padre, il padre di Morante, il padre di Bixio e Vittorio De Sica.
Ricordo infatti che poco prima ci fù una serata presentata da mio padre a Roma in cui Vittorio De Sica festeggiava i suoi anni, e tra l’altro lui è nato a Sora come te, e c’era anche Cesare Andrea Bixio (fondatore della Cinebox Record a autore di brani quali “Mamma” e “Parlami d’amore Mariù”) e, insomma, se ne sono andati tutti nell’arco di 3 mesi.
Ma in generale è stato un anno brutto perché ci fù anche il caso Moro, insomma, il 1978 è stato l’apoteosi della fine di un’era.
CI: in che contesto vedi inseriti i Goblin, nel Prog o rivendichi un’identità ben precisa?
CS: noi abbiamo il grande vantaggio di essere stati dei capiscuola, tutto il mondo ci ha imitato, mentre purtroppo devo dire molti gruppi italiani hanno sempre scimmiottato il prog straniero, noi invece abbiamo i gruppi stranieri che scimmiottano i Goblin e lo hanno anche ammesso in varie interviste.
Lo stesso John Carpenter quando ha fatto Halloween ha detto di essersi ispirato a Profondo Rosso.
Dopo un concerto dei Dream Theater, il loro bassista MyYung disse a Morante che aveva cominciato proprio con i dischi nostri e non solo.
Anzi ora ti do un’anteprima, qualche sera fa sono andato a vedere, con Gianni Leone, le Ars Nova che abbiamo conosciuto e che si rifanno molto a noi, difatti in quest’occasione hanno fatto anche Suspiria e pochi giorni dopo mi è arrivato un fax da loro dove mi chiedono di partecipare come “special guest” nel disco che stanno preparando.
TR: ho sempre saputo che Dario Argento ha una particolare passione per i Deep Purple e gruppi simili.
CS: io so che a lui piacciono molto Emerson Lake & Palmer.
(a questo punto prende la parola Luigi Cozzi ndtr)
LC: Bè per le musiche di 4 Mosche di Velluto Grigio avevamo i Deep Purple anzi noi abbiamo girato tutte le scene dove compare il gruppo con il nastro che ci hanno mandato i Deep Purple.
Infatti, la musica era la loro, dapprima ci avevano mandato una base da usare in queste scene, e poi in seguito avrebbero dovuto fare proprio tutta la musica.
Poi è successo questo, finite le riprese del film con il contratto già fatto con i Deep Purple, Dario aveva un montatore italiano con il quale litigò e non trovandone un altro in Italia dovette chiamare una montatrice francese, tra l’altro premio Oscar.
Però a questo punto nacque il problema della nazionalità del film perché avevamo quasi tutto il cast, compresi anche i tecnici, stranieri.
Datosi che entrammo anche in polemica con l’associazione nazionale italiana dei montatori venne fuori quindi il rischio che ci togliessero la nazionalità al film e così ne seguirono molte discussioni e risultò evidente che non potevamo avere anche la musica firmata da un complesso straniero.
E così il contratto con i Deep Purple fu annullato e fu preso Morricone con il quale litigò perchè nelle scene montate la musica era dei Deep Purple e quando Morricone in studio le ha rifatte Dario si alterò tantissimo perché la nuova colonna sonora non aveva la più lontana parentela con quella dei Deep Purple e così si infuriò tantissimo ma per fortuna Ennio aveva già inciso tutto.
TR: quanta importanza ha il cinema ed in particolare il cinema horror nella tua musica?
CS: a me piace molto fare la musica per i film perché i film ti danno la possibilità di spaziare, di avere più creatività che non fare musica fine a se stessa.
Adesso ho fatto due film che usciranno tra poco e sono due commedie italiane che non c’entrano niente con il cinema horror e ti dirò che è molto più difficile, e anche più divertente, fare le commedie.
Per me il cinema è fondamentale, mi piace molto e mi piace molto lavorare per il cinema. Perché quando vedi una scena t’ispira la musica e delle volte devo dire forse è più difficile comporre senza una scena perché l’immagine ti dà la possibilità di ispirare le tue composizioni.
In effetti, uno dei segreti potrebbe essere quello di prendere un film già esistente e musicarlo, forse potrebbe essere un’ottima fonte d’ispirazione.
Il cinema è sempre stato la mia passione sia nel farlo che nel vederlo, infatti, a casa ho migliaia di film tra cassette e DVD, diciamo che è la mia vera passione che comunque è sempre legata al mio lavoro.
CI: c’è chi trova una certa somiglianza tra Tubular Bells di Oldfield e Profondo Rosso, dicci la tua versione ufficiale e definitiva su questa faccenda.
CS: guarda la mia versione vera è che effettivamente Dario Argento voleva una cosa ispirata a L’Esorcista, però da lì a come è venuta la versione finale di Profondo Rosso se tu li senti non c’entrano niente l’uno con l’altro, è solo una questione d’arpeggio, tant’è che in “Live…Or Dead” dei Daemonia ci sono entrambi e quindi se tu li senti sono molto differenti tra loro.
Originariamente si, c’era una ricerca nostra dovuta al fatto che Argento voleva qualcosa tipo Emerson Lake & Palmer o tipo lo stesso Oldfield e alla fine direi che anche se effettivamente Profondo Rosso ha dei brani molto belli penso che il vero album dei Goblin con le sonorità che solo noi abbiamo è Suspiria.
Mentre in Profondo Rosso sono accumulate un po’ tutte le cose che avevamo ascoltato nel corso degli anni, Suspiria invece può considerarsi un album a sé con il quale devo dire abbiamo fatto scuola, ancora oggi se lo senti ha delle sonorità incredibili ed innovative.
TR: c’è qualcosa di cui non abbiamo parlato e che invece ritieni sia giusto dire?
CS: ma, no, mi sembra che abbiamo parlato di tutto, non ci sono altre cose che bisogna dire, a parte compratevi il CD dei Daemonia...
(interviene Luigi Cozzi)
LC: ...a Roma, a Via Dei Gracchi 260 da Profondo Rosso...
CS: ...bè, un nome, una garanzia.
(il tutto si è svolto ovviamente tra grasse risate da parte di tutti i presenti ndtr)
TR: senti, Claudio, per concludere, vuoi fare un saluto ai fan dei Daemonia ed ai lettori di Metal Shock?
CS: certo, vorrei salutare tutti quelli che mi hanno sempre seguito in tutti questi anni ai quali dedico tutto il lavoro dei Daemonia e naturalmente a tutti i fan dei Goblin che sono stati quelli che mi hanno dato sempre il supporto e la voglia di continuare in questo genere musicale.
E soprattutto voglio salutare i lettori di Metal Shock che penso sia la rivista italiana di musica per eccellenza data anche la varietà d’argomenti trattati.
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